Certamen Capitolinum

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Esito del LXXIV Certamen Capitolinum

Giovedì 13 aprile 2023 alle ore 9,30 si sono iniziati i lavori relativi al “Certamen Capitolinum” LXXIV bandito dall’Istituto Nazionale di Studi Romani sotto gli auspici di Roma Capitale e del Ministero della Cultura. La gara era aperta quest’anno a pubblicazione scientifiche relative alla lingua e alla letteratura latina.

La Commissione giudicatrice era così composta: Prof. Antonio Marchetta, rappresentante dell’Istituto Nazionale di Studi Romani (presidente), Dott. Fabrizio Paglino, rappresentante del Ministero della Cultura (componente), Prof. Giorgio Piras, rappresentante di Roma Capitale (segretario).

Per la prima Sezione, dopo ampio e approfondito scambio di pareri, la Commissione giudicatrice ha deciso all’unanimità di conferire il “Praemium Urbis” all’opera di Silvia Condorelli, Tra Gallia e Italia sulle tracce di Catullo. Echi del Veronese nella poesia del VI secolo, Quaderni di «Paideia» 25, Cesena (Stilgraf Editrice) 2022. Il volume costituisce il risultato di un intenso curriculum di ricerche catulliane e si inserisce autorevolmente fra le pubblicazioni promosse dal prestigioso ‘Centro di Studi Catulliani’ collegato con l’Università di Parma. Posto che la superstite tradizione manoscritta catulliana inizia a partire dalla seconda metà del XIV sec., e che solo tracce sporadiche testimoniano la presenza del poeta veronese nei secoli precedenti, l’Autrice si è assunta il compito di ricostruire come una ‘protostoria’ del testo catulliano, indagando le tracce catulliane nella poesia latina del VI sec., fra Gallia e Italia. La sua attenzione si è concentrata su poeti quali Avito di Vienne, Ennodio, Boezio, Aratore, Venanzio Fortunato. Si tratta di una sottile trama di echi sotterranei, e l’Autrice dimostra una finissima sensibilità letteraria e linguistica nel captarli, decifrarli, valutarli, inserirli all’interno di una suggestiva dialettica, la quale a volte si fa tripolare, coinvolgendo nel rapporto fra poesia tarda e modello catulliano anche la mediazione di vari intertesti. L’Autrice inoltre ha saputo ricomporre la casistica specifica in un ampio e complesso quadro storico e culturale, visto come epocale cerniera fra tarda antichità e medioevo, capace di garantire, pur tra profondi rivolgimenti, una ininterrotta continuità del patrimonio classico.

Per la seconda sezione (quella degli studiosi iuniores) la Commissione dopo attenta valutazione ha deciso all’unanimità di premiare il volume P. Papinius Statius, Silvae. Liber I. I carmi di Domiziano. Volume I: Introduzione al ciclo, epistola prefatoria, carme 1, a cura di Antonino Pittà, Firenze (Le Monnier) 2021. Si tratta del primo di due volumi dedicati alle Silvae del poeta di età flavia Papinio Stazio (ultimi decenni del I sec. d.C.), e in particolar modo ai cosiddetti ‘carmi di Domiziano’, il quali presentano l’ultimo degli imperatori flavii come un eroe, una divinità, il demiurgo di un’epoca di progresso e di benessere, ben diverso dalla fosca raffigurazione che ne avrebbe fatto la successiva età traianea. Il presente volume (cui seguirà un secondo) specificamente si incentra sull’epistola prefatoria e sul carme iniziale del I libro, composto in occasione della dedica a Domiziano di una grandiosa statua equestre nel Foro Romano. L’amplissima e sapientemente articolata Introduzione (includente anche gli altri ‘carmi di Domiziano’) costituisce una dettagliata e insieme organica illustrazione di tutti i molteplici aspetti, storici, ideologici, letterari, linguistici, antiquari, coinvolti dalle tematiche in oggetto. Fra l’altro l’Autore illustra come in Stazio un genere letterario, quale appunto quello delle Silvae, legato ad un’occasionalità contingente, riesca a presentarsi con la caratura di un grande poema, dedicato nella fattispecie alla Roma domizianea, e come con le Silvae la poetica callimachea, ormai profondamente radicata nella poesia latina, venga sì ribadita da una tessitura finemente lavorata, ma secondo uno spirito intimamente nuovo. Particolarmente suggestive le pagine dedicate ad illustrare lo studiato intreccio nei carmi staziani di quiete e movimento, in accordo con la costante volontà di sorprendere il lettore. Molto serrate le osservazioni sullo stile di Stazio, che fornisce una personale fusione e reinterpretazione della precedente tradizione poetica latina. Dopo una ben calibrata Nota sulla tradizione manoscritta seguono il testo critico, corredato da un accuratissimo apparato, e una felice traduzione. Infine il ricchissimo commento, esemplare per rigore filologico, acribia linguistico-stilistica, dottrina esegetica, ampiezza di visione letteraria e concettuale.