Il premio “Cultori di Roma” fu istituito dal Comune di Roma, con deliberazione della Giunta approvata dal Campidoglio nel novembre del 1954.
La proposta di una tale istituzione era partita da uno dei membri Ordinari dell’Istituto, Carlo Cecchelli, il cui nome è doveroso ricordare, e subito fatta propria dal Presidente dell’Istituto, Quinto Tosatti, dal Sindaco Salvatore Rebecchini e dall’Assessore alle Antichità e Belle Arti Paolo dalla Torre di Sanguinetto, ai quali ultimi si deve la rapida approvazione di essa.
Opportuna, infatti, fin dal principio, apparve la proposta di Cecchelli, dettata dalla considerazione che fra i numerosi premi, grandi e piccoli, fioriti soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale in molte città d’Italia con scopi spesso propagandistici più che culturali, proprio Roma fosse assente in tale gara; Roma che pure, nei secoli passati, e soprattutto nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, aveva costituito oggetto preferito di studiosi di altissimo livello italiani e stranieri, i quali alla conoscenza della storia e dei monumenti della città avevano recato un contributo di indiscutibile e non trascurata validità: da Teodoro Mommsen a Giambattista De Rossi, da Rodolfo Lanciani e Giacomo Boni a Ferdinando Gregorovius.
E poiché Roma non avrebbe mancato di fornire materia di studio ad altri ricercatori, era giusto che a questi la città fosse in grado di manifestare la propria riconoscenza e di iscriverne i nomi tra i propri benemeriti.
Così – nacque il premio “Cultori di Roma”, destinato appunto, come è detto nel primo articolo del suo regolamento, a coloro che siano venuti in alta fama con studi o opere su Roma.
A dare maggiore lustro al premio, e ad apprezzare il suo significato, fu stabilito che esso fosse conferito annualmente in Campidoglio e consistesse in un medaglia con figurazioni simboliche della città e il nome del premiato, accompagnata da una pergamena con la motivazione dei meriti dello stesso premiato.
La designazione di questo, alternativamente un italiano e un non italiano, fu delegata all’Assemblea dei Soci dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, l’organo che sembrò piu idoneo a tale compito, integrata tuttavia, oltre che dai rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di Roma Capitale, da quelli di altri due Enti di alto valore culturale, l’Unione Accademica Nazionale e l’Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell’Arte in Roma. Ogni anno la scelta è subordinata ad un vaglio accurato e scrupoloso e diviene definitiva solo se approvata a larga maggioranza.
Gli oltre cinquant’anni trascorsi dalla prima assegnazione ad oggi hanno costituito un albo d’oro di studiosi di Roma, i cui nomi e le cui opere rimarranno legati a quello della città e della sua civiltà.